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Corpo e mente

Due aspetti dell’essere umano che hanno dato luogo a numerosi dibattiti di natura filosofica e in seguito, con l’avvento della scienza moderna, della quale Galileo è il padre, sono stati causa di accesi scontri tra la Chiesa e il mondo scientifico. Se la scienza indaga ogni aspetto dell’essere umano, cosa resta del potere ecclesiastico?

Questo più di tutto preoccupava, e forse continua a preoccupare, la Chiesa, che decise, in un certo qual modo, di venire a patti con la scienza, stabilendo i campi di competenza rispetto all’indagine sull’uomo: la scienza si sarebbe occupata dell’aspetto materiale, prevalentemente del corpo fisico quindi, mentre sarebbe stato di pertinenza esclusiva della Chiesa ogni aspetto legato al non materiale, all’anima o allo spirito. Cartesio ebbe un ruolo decisivo in tutto questo.
Considerare l'essere umano come un'unità inscindibile di corpo e mente è, probabilmente, la via da preferire.

Imitativi vs Immedesimativi

Il tema della contrapposizione tra corpo e mente ha visto coinvolti non solo religiosi, scienziati e filosofi, ma anche uomini d’arte, che si sono occupati di recitazione.

Sintetizzando qui la storia della recitazione in una singola dicotomia, possiamo ridurre le speculazioni sull'argomento a due correnti di pensiero: da una parte quella Imitativa e dall’altra quella Immedesimativa. Il capostipite della corrente Imitativa può essere considerato Denis Diderot, all’opposto troviamo Stanislavskij; i seguaci del metodo imitativo focalizzano la loro attenzione sull’esterno, lavorando principalmente sul e col corpo; gli estimatori del Sistema stanislavskijano, e di tutte le sue derivazioni, lavorano maggiormente sulle emozioni, su quello che producono i sensi e la mente, concentrandosi quindi sull’interno. Entrambi gli approcci sono senza dubbio da ritenersi validi, come attestano grandi prove di attori del calibro di Clint Eastwood per i primi e di Anna Magnani per i secondi, solo per citarne due.

Fin qui nulla di nuovo, si spera.

Equilibrio

In ogni caso perché essere ancora così integralisti? Perché privilegiare un approccio a scapito di un altro? Cosa ci assicura che l’uno sia migliore dell’altro? Si potrà obiettare che ognuno ha delle naturali preferenze e predisposizioni, e questo è assolutamente legittimo.

Ma c’è, soprattutto, la possibilità di ottenere risultati migliori in maniera più semplice? Sappiamo grazie a studi scientifici che il nostro cervello è costituito di due emisferi, quello sinistro e quello destro, preposti a “mansioni” differenti, quello sinistro è più logico-razionale, analitico e gestisce il linguaggio, quello destro utilizza le emozioni, è creativo, più libero e “pensa” olisticamente. Sappiamo inoltre che nessun essere umano sfrutta appieno le potenzialità della propria mente e spesso tende a far lavorare un solo emisfero per volta, non utilizzando tutto il materiale a disposizione.

Altri studi confermano che cercando di far lavorare i due emisferi contemporaneamente si ottengono risultati decisamente migliori, siamo più performanti, perché, detta forse in maniera semplice, riusciamo ad essere razionali e creativi al tempo stesso. Non è forse quello che si richiede il più delle volte ad un attore? Essere presente a se stesso, attento a ciò che accade in scena, ma mai troppo coinvolto, in modo da non perdere il contatto con ciò che gli accade intorno, e inoltre deve riuscire ad essere “vero”, spontaneo, creativo. Bisogna avere il controllo del proprio corpo, ma anche delle proprie emozioni, perché l’uno non prevarichi le altre e viceversa. E’ necessario trovare il giusto equilibrio. Bilanciare, potremmo dire.
Ma non è il punto d’arrivo. E’ la ripartenza, necessaria per comprendere che la parte più importante di noi è ciò che non vediamo.

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