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Recitazione Cinematografica

Recitare?

Come già abbiamo detto recitare è un mestiere, ma l’attore, come ogni essere umano, ha bisogno di certezze per poter svolgere il suo lavoro nel migliore dei modi. Punti fermi che cerca in tecniche e metodi.
Noi crediamo non ve ne sia alcun bisogno.

Le tecniche contribuiscono semplicemente a frammentare, non danno una visione del tutto, settorializzano e spesso vengono viste come precetti da seguire religiosamente.

Bisognerebbe dare una svolta all’approccio recitativo preferendo un percorso di tipo personale, in primo luogo, che possa aiutare l’attore a comprendere maggiormente se stesso, il proprio strumento di lavoro.
Nella ricerca spasmodica della verità e di un fantomatico traguardo, l’attore perde di vista l’essenziale.

Noi crediamo sia indispensabile ripartire da ciò che si conosce, anche le scienze, magari quelle di confine, mai prese però come dogmi.

La recitazione in assoluto non esiste, o per meglio dire, non è unica: bisogna adattarla di volta in volta, che si reciti in teatro, sul set di un film, per il doppiaggio o in un radiodramma. È un codice.

E qui ci occupiamo di recitazione cinematografica.

Recitare = Non recitare

Potremmo scrivere un vademecum, un elenco di regole e consigli da seguire per svolgere al meglio il proprio lavoro sul set, ma potreste trovarlo anche altrove.
Pochi consigli sentiamo di darvi qui: non ignorate mai la macchina da presa, ma amatela, recitando per lei e con lei e, inoltre, fate attenzione al metodo stanislavskijano (la tecnica della reviviscenza), perché potrebbe ledere il vostro equilbrio psichico.

Crediamo che bisognerebbe imparare dalla scienza, in special modo, dalla visione della fisica quantistica, che è sempre più probabilistica, non impone più certezze, il dubbio diviene una costante. Non esiste un’unica, definita risposta alle sue domande. Come nella recitazione non esiste un unico modo di dire la stessa battuta.

È questo tipo di apertura che crediamo sia indispensabile al lavoro dell’attore.
Bisogna essere capaci di farsi sorprendere dall’imprevisto, il caso offre infinite possibilità.

Questo lo avevano probabilmente già compreso gli attori della Commedia dell’Arte diversi secoli fa; avevano una struttura da seguire, ma era quello che non avevano progettato che rendeva il loro lavoro Arte.

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