Che cos'è la recitazione?
Che cos’è la recitazione?
Qualcosa di misterico, riservato a pochi eletti? Un’arte cui solo coloro i quali possiedono doni eccelsi possono accedere? Decisamente eccessivo!
Tutti recitano, ogni giorno: dal politico nel suo discorso, al calciatore durante una conferenza stampa, allo studente in sede d’esame, al droghiere con una cliente esigente.
Per l’attore è un mestiere. Semplicemente.
Un mestiere che richiede perizia, dedizione, duro lavoro e passione. Esattamente come molti altri lavori.
Non è di per sé eccezionale.
Un contadino per ottenere il meglio dalla propria terra, deve alzarsi presto al mattino, preparare tutti i suoi arnesi, andare nei campi, chinarsi sulla terra e lavorare, sotto il sole, al freddo, con la pioggia. Inoltre non basta che semini, innaffi e raccolga. Per ottenere il massimo deve conoscere ogni cosa riguardo il terreno, il clima, il momento giusto per la semina.
E a sera, dopo essersi preso cura di tutto, solo allora potrà tornare a casa e godersi il meritato riposo. Non c’è nulla di diverso nel sacrificio di cui si fregiano gli attori. Ogni onesto lavoratore, che ami il suo mestiere, si sacrifica per ottenere il massimo.
E chiunque si dedichi al proprio mestiere come fosse un’arte, riconosciuta o meno, ha il dovere di conoscere a fondo i propri strumenti.
L’attore ne è realmente consapevole? E’ in grado di utilizzarli al meglio? E soprattutto: quali sono?
La voce, il corpo, affermerà qualcuno. Parziale verità. Quello che ci si astiene il più delle volte dall’indagare è la parte più potente e sconosciuta di noi: la nostra mente. L’invisibile, affermava Platone, è più grande del visibile.
Sono ancora validi i metodi classici?
Nel corso della storia eminenti signori del teatro, da Diderot a Grotowsky, da Stanislavskij a Strasberg, a Meisner hanno elaborato svariate teorie e metodi di recitazione volti al lavoro su se stessi. Ma possono essere ancora ritenuti validi?
Perché se tutto si evolve nel mondo, col passare del tempo, la recitazione sembra non possa subire cambiamenti? Non è un mestiere che come altri si avvale di tecniche che potrebbero essere migliorate? Restando ancorati alle elaborazioni di inizio Novecento non si rischia, forse, di sfociare nel misticismo?
Quasi che la complessità con la quale si presentano argomenti legati alla recitazione possa essere sinonimo di qualità. Maggiore è il mistero, migliore sarà il contenuto dell’argomento?
L’ipotesi Recitazione9 tenta di squarciare il velo di misticismo che avvolge da tempo la recitazione.
Recitazione9 si propone come non-metodo, un approccio inconsueto, basato sulla continua ricerca, fatta di contaminazioni e collaborazioni, prestiti dalla scienza e, conseguentemente, dalla tecnologia.
La novità sta nell’utilizzo di tecniche proprie di discipline apparentemente non in relazione con la recitazione, quali la fisica quantistica, l’epigenetica, la psicologia energetica, lo studio dell’integrazione delle percezioni, aderendo, inoltre, alla carta della Transdisciplinarità.
Questo nuovo approccio ha lo scopo di fornire all’attore strumenti verificabili, utilizzabili al fine di indagare se stesso. Strumenti che consentano di semplificare il lavoro, senza per questo renderlo semplicistico.
Se tutti gli artisti, nel corso della storia, hanno avuto bisogno della tecnologia, attraverso strumenti, per esprimere la loro arte, perché non utilizzarla anche nella recitazione, per ampliare davvero la nostra conoscenza? Senza l’invenzione tecnologica del pianoforte/clavicembalo avremmo avuto Mozart? Senza la tecnologia del dipinto a olio, Van Gogh? Senza il pallone, Maradona? Senza la tecnologia del cinema, Sergio Leone? Senza la meccanica, Valentino Rossi? E soprattutto senza l’invenzione della scrittura avremmo avuto Dante? Potremmo continuare all’infinito.
Se le nuove conoscenze, magari di antica matrice, possono migliorare il lavoro dell’attore perché non sperimentare? Perché non indagare?
È l'indagine, la ricerca continua, il continuo divenire, perno del pensiero scientifico, che sta alla base di recitazione9.
Essere e agire
La scoperta di sé, non in maniera spirituale, ma scientifica. Anche se quella che è una verità oggi, potrebbe essere confutata domani, la scienza (anche quella non accademica) rimane il mezzo più consono per indagare la realtà perché basata su leggi oggettive verificabili e ripetibili.
E’ attraverso la conoscenza delle proprie potenzialità e dei propri limiti che si può andare oltre, lavorando al raggiungimento di un equilibrio maggiore, di una migliore lucidità, per poter essere nel “qui ed ora”.
Probabilmente l’unico limite per un attore è la paura: ciò che gli impedisce di stare nella realtà della finzione nel modo migliore, ossia non avvertendo più la tensione, sentendosi profondamente rilassato, pronto all’azione e realmente creativo. Ciò che recitazione9 si propone è proprio questo: abbattere gli "ostacoli", rimuovere le paure. “Non sprecate tempo cercando gli ostacoli, potrebbero non esserci” diceva Kafka. Noi crediamo che avesse pienamente ragione. Tutta la recitazione moderna si basa sull’utilizzo dell’ostacolo e dell'obiettivo al fine di creare la giusta realtà scenica, ignorando che il vero ostacolo sta nelle nostre autolimitazioni, nei giudizi che esprimiamo su noi stessi, nelle nostre insicurezze. E’ tutto questo che ci impedisce di fare il salto, di non essere dei semplice esecutori, ma degli interpreti di spessore. Gli attori forse dovrebbero prendere ad esempio gli atleti che si allenano duramente per anni allo scopo di migliorare la tecnica che consenta loro di eseguire il salto perfetto, ma che nel momento immediatamente precedente al salto sono perfettamente rilassati, consci delle capacità tecniche acquisite e registrate, sicuri, vigili, calmi e soprattutto immersi nell’attimo presente. Non c’è pensiero, il vuoto attraversa le loro menti, sono distaccati, in un certo senso liberi ed è in quell’istante che sopraggiunge l’intuizione, un’intuizione non legata alla riflessione, bensì alla percezione dell'invisibile.
Alla luce di tutto questo, prendendo atto della reale natura della recitazione, che altro non è che un mestiere, affascinante certo, ma pur sempre un mestiere, perché non approcciarvisi servendosi di tutti gli strumenti all’avanguardia che il progresso ci ha fornito per rendere migliore la nostra performance?
Sarebbe il momento di abbandonare i dogmi, i guru, ridurre il proprio ego e semplicemente ESSERE e AGIRE.